SincronicitÃ
Tradizionalmente si ricorre alla divinazione quando ci si trova ad affrontare una situazione che viene percepita come più vasta, complessa, profonda di quanto l’ordinario pensiero razionale sia in grado di gestire. Nella pratica dell’I Ching, come in molte altre pratiche divinatorie, questa ricerca di una visione che va al di là dell’approccio della mente razionale viene attivata ricorrendo a una procedura casuale. Il responso è attinto a una serie di testi oracolari, e la scelta di quali testi utilizzare non avviene in base a ciò che ci sembra più appropriato o interessante, bensì in base a ciò che quarantanove bastoncini, più volte suddivisi casualmente e contati in un certo modo, ci indicano.
‘Caso’ è il termine di cui ci serviamo in Occidente per indicare qualcosa che non è prevedibile in base a leggi causali. Per la mente occidentale il caso resta al margine della sfera illuminata dall’attenzione: è, quasi per definizione, l’irrilevante. Ma questo non era affatto il punto di vista dei Cinesi. Il caso era per loro altamente rilevante. Essi ritenevano che attraverso di esso si rivelasse una qualità intrinseca del particolare momento temporale, una configurazione energetica, per così dire, del momento. Scrive Jung nella sua prefazione alla versione inglese della traduzione di Wilhelm dell’I Ching:
La mentalità cinese, quale io la vedo all’opera nell’I Ching, sembra preoccuparsi esclusivamente dell’aspetto accidentale degli eventi… Ciò che interessa sembra essere la configurazione che che gli eventi accidentali assumono al momento dell’osservazione, e niente affatto le ragioni ipotetiche che rendono conto della coincidenza. Mentre la mentalità occidentale pone ogni cura nel vagliare, pesare, scegliere, classificare, isolare, l’immagine che il cinese si fa del momento racchiude ogni cosa fino al più minuto e assurdo particolare, perché l’istante osservato è il totale di tutti gli ingredienti.
Accade così che quando si gettano le tre monete o si contano i quarantanove steli di millefoglie, questi dettagli casuali entrano nel quadro dell’istante di osservazione formandone una parte: una parte insignificante per noi, eppure colma di significato per la mentalità cinese.
A questa concezione del tempo e dei rapporti fra le cose, a questo sguardo artistico, in un certo senso, che mette a fuoco l’impressione d’insieme di ciò che accade in un certo luogo in un certo momento, piuttosto che i rapporti analitici fra le varie componenti, Jung diede il nome di sincronicità . La sincronicità , egli scrive,
formula un punto di vista diametralmente opposto a quello della causalità … [Essa] considera particolarmente importante la coincidenza degli eventi nello spazio e nel tempo, scorgendovi qualcosa di più che il mero caso, e cioè una peculiare interdipendenza degli eventi oggettivi tra loro, come pure tra essi e le condizioni soggettive (psichiche) dell’osservatore o degli osservatori…
In quest’ottica il modo in cui si dividono i quarantanove bastoncini è ‘l’esponente del momento’ in cui tale evento si realizza, ‘un indicatore della situazione essenziale prevalente’ in quel momento:
Si presuppone che la caduta delle monete o il risultato ottenuto con la divisione del mazzo di steli sia proprio quale deve essere in una data ‘situazione’, in quanto ogni cosa che avviene in quel momento vi appartiene quale indispensabile elemento del quadro. Se una manciata di fiammiferi viene gettata a terra, essa forma il disegno caratteristico di quell’istante. Ma una verità ovvia come questa rivela la sua natura significativa soltanto nel caso che sia possibile leggerne il disegno…
I testi oracolari dell’I Ching sono precisamente per i Cinesi, e per Jung, uno strumento atto a leggere il disegno sincronico del momento. Il procedimento di suddivisione dei bastoncini individua un esagramma, una figura composta da sei linee intere o aperte, e una serie di testi corrispondenti. Lasciando interagire questi testi con la nostra domanda e con il nostro immaginario, ‘rotolando le parole nel cuore’, secondo l’espressione cinese, ci si apre una nuova dimensione percettiva, entriamo in contatto con una visione che emerge da un punto diverso, non dissimile da quello del sogno. In questa visione della situazione a volte gli aspetti che sembravano essenziali all’io cosciente non lo sono affatto, mentre altri possono emergere come cruciali. O addirittura l’intero problema può migrare su un terreno diverso.
Continua: il linguaggio dell’i ching