Il libro dello yi
(da Eranos I Ching: il libro della versatilità , Red Edizioni, Como, 1996, Introduzione)
L’I Ching è in primo luogo un libro di divinazione. Non è fatto per essere letto come ordinariamente si legge un libro. Le sue frasi in se stesse non hanno un senso compiuto. Sono testi aperti, che acquistano un significato solo in rapporto con una domanda che il consultante pone. A quali domande il libro risponde? Tipicamente a domande che riguardano situazioni in cui ci troviamo di fronte a qualcosa di sconosciuto o di imprevedibile. Spesso situazioni caratterizzate da una forte carica emotiva, in cui ci troviamo a dover prendere decisioni di cui non siamo in grado di valutare a fondo le conseguenze e in cui sentiamo che i criteri che ordinariamente governano la nostra vita e il nostro agire non sono sufficienti. Momenti di crisi, di dubbio, di incertezza, in cui entriamo in contatto con la fragilità della nostra esistenza e con la vastità e complessità delle forze che agiscono su di noi. Nelle culture tradizionali questi momenti sono sentiti come un’irruzione di entità che appartengono a un’altra dimensione della realtà , quella della divinità , degli dei e degli spiriti, e per affrontarli occorre entrare in dialogo con quella dimensione. Questo dialogo è la divinazione. Nella nostra cultura in momenti simili sentiamo il bisogno di ricorrere a una visione diversa dalla ordinaria visione causale e lineare che governa la nostra vita quotidiana. Sentiamo che è necessario tener conto, oltre che degli aspetti manifesti della situazione, anche di aspetti nascosti che sfuggono all’analisi razionale. Cerchiamo un contatto più intimo con le forze profonde che modellano la nostra esistenza. Sono questi i momenti in cui l’I Ching può esserci utile.